giovedì 31 marzo 2011

La goccia (di Ascanio Celestini)


Un uomo è seduto in una stanza.
Guarda il rubinetto che goccia.
L’uomo pensa 

«È una goccia.
Io potrei alzarmi e andare a chiudere il rubinetto,
ma non posso fare tutto io».

Intanto, le gocce cadono una dopo l’altra.
L’uomo nella stanza vede il lavandino che si riempie.
Vede la fatale goccia che fa traboccare il vaso.
Vede l’acqua che cade sul pavimento.
Sente i piedi che incominciano a bagnarsi e pensa.

«Prima o poi, goccia dopo goccia si allagherà la stanza
Il pavimento cederà sotto il peso dell’acqua
Ma il pavimento della mia stanza
è il soffitto della stanza di sotto
Miliardi di gocce sfonderanno quel soffitto
e allagheranno la stanza del piano inferiore.
con tutti gli oggetti utili e inutili
e le persone che lo abitano.
Le stanze che cadranno una sopra l’altra
fino a fare crollare il palazzo
e l’acqua seppellirà le maceria».

Un uomo è seduto in una stanza.
Guarda il rubinetto che goccia e vede il diluvio.
E pensa 

«Non è possibile. No, proprio non è possibile».

Così si gira e guarda verso il muro.
Smette di pensare alla goccia.
Sorride, si addormenta.
E affoga serenamente.


Brano tratto dal libro di Ascanio Celestini «Io cammino in fila indiana».
«A voler smettere di camminare in fila indiana bisogna cominciare a ragionare in cerchio».

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