martedì 21 giugno 2011

“Non Siete Stato Voi” di Caparezza

Non siete Stato voi che parlate di libertà come si parla di una notte brava dentro i lupanari.
Non siete Stato voi che trascinate la nazione dentro il buio ma vi divertite a fare i luminari.
Non siete Stato voi che siete uomini di polso forse perché circondati da una manica di idioti.
Non siete Stato voi che sventolate il tricolore come in curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non siete Stato voi né il vostro parlamento di idolatri pronti a tutto per ricevere un’udienza.
Non siete Stato voi che comprate voti con la propaganda ma non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi che stringete tra le dita il rosario dei sondaggi sperando che vi rinfranchi.
Non siete Stato voi che risolvete il dramma dei disoccupati andando nei salotti a fare i saltimbanchi.

Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.

Non siete Stato voi, uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti.
Non siete Stato voi con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti.
Non siete Stato voi che mandate i vostri figli al fronte come una carogna da una iena che la spolpa.
Non siete Stato voi che rimboccate le bandiere sulle bare per addormentare ogni senso di colpa.
Non siete Stato voi maledetti forcaioli impreparati, sempre in cerca di un nemico per la lotta.
Non siete Stato voi che brucereste come streghe gli immigrati salvo venerare quello nella grotta.
Non siete Stato voi col busto del duce sugli scrittoi e la costituzione sotto i piedi.
Non siete Stato voi che meritereste d’essere estripati come la malerba dalle vostre sedi.

Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi.

Non siete Stato voi che brindate con il sangue di chi tenta di far luce sulle vostre vite oscure.
Non siete Stato voi che vorreste dare voce a quotidiani di partito muti come sepolture.
Non siete Stato voi che fate leggi su misura come un paio di mutande a seconda dei genitali.
Non siete Stato voi che trattate chi vi critica come un randagio a cui tagliare le corde vocali.
Non siete Stato voi, servi, che avete noleggiato costumi da sovrani con soldi immeritati.

Siete voi confratelli di una loggia che poggia sul valore dei privilegiati come voi che i mafiosi li chiamate eroi e che il corrotto lo chiamate pio e ciascuno di voi, implicato in ogni sorta di reato fissa il magistrato e poi giura su Dio: “Non sono stato io”.

lunedì 20 giugno 2011

20 giugno, giornata mondiale del rifugiato

Sessant’anni fa entrò in funzione l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). A pochi mesi di distanza, nel luglio del 1951, fu poi promulgata la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati... ma oggi assistiamo ancora, troppo spessi inermi o responsabilmente silenziosi alla strage...

dal blog Fortress Europe:

La strage

Fanno tutti a gara a contare quanti ne sbarcano, pronti a gridare all'invasore. Ma quanti sono quelli che non sono arrivati? Muoiono giorno dopo giorno. Anno dopo anno. E i loro corpi finiscono nell'oblio delle coscienze, seppelliti in fondo al cimitero Mediterraneo. Mangiati dai pesci e accatastati sopra le tubature dei gasdotti che sembrano a volte l'unico ponte rimasto tra le due rive. Da anni Fortress Europe cerca di documentare questa strage. I numeri parlano da soli. Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 17.627 persone. Di cui 1.820 soltanto dall'inizio del 2011. Il dato è aggiornato al 2 giugno 2011 e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 23 anni. Il dato reale potrebbe essere molto più grande. Nessuno sa quanti siano i naufragi di cui non abbiamo mai avuto notizia. Lo sanno soltanto le famiglie dei dispersi, che dal Marocco allo Sri Lanka, si chiedono da anni che fine abbiano fatto i loro figli partiti un bel giorno per l'Europa e mai più tornati.

Un giorno a Lampedusa e a Zuwarah, a Evros e a Samos, a Las Palmas e a Motril saranno eretti dei sacrari con i nomi delle vittime di questi anni di repressione della libertà di movimento. E ai nostri nipoti non potremo neanche dire che non lo sapevamo. Di seguito la rassegna completa e aggiornata delle notizie, dal 1988 a oggi. Per un'analisi delle statistiche, frontiera per frontiera, leggete la scheda Fortezza Europa.

martedì 14 giugno 2011

il punto...

La parola acqua, e la sua formula chimica, si presta estremamente bene ai “giochi di parole”. Ne ho visti tanti in questi mesi scaturiti dalla fantasia e dalla passione dei Comitati Acqua Bene Comune sparsi in tutta Italia. Ne voglio aggiungere uno e per questo mi basta un "punto". H2O si può così trasformare in H2.0.
Come sapete con 2.0 si intende l’evoluzione di internet, evoluzione intesa nel senso che tutti diventano non solo “fruitori” la anche “produttori” di contenuti partecipandone così in modo attivo e diretto.
Esattamente quello che abbiamo fatto noi con i movimenti e i comitati per l’acqua. Senza la condivisione, la partecipazione, l’inclusività, il contagioso entusiasmo che ha caratterizzato le nostre riunioni, i nostri banchetti, le nostre serate pubbliche, i nostri volantinaggi, i nostri cortei e le nostre piazze forse non saremmo riusciti ad arrivare a questo meraviglioso e straordinario risultato.
I politologi daranno le loro interpretazioni, a me piace pensare che questa vittoria sia dovuta a questo.
Ma credo sia dovuta anche ad un altro aspetto e cioè la trasparenza della nostra proposta contro ogni mistificazione propinata dai sostenitori della privatizzazione. E in questo senso vorrei ricordare in particolare un aspetto che secondo me è cruciale e lo è stato in tutte le discussioni fatte. Noi stiamo dicendo che quello che deve essere garantito è il diritto di tutti all’accesso all’acqua (ciò che era ed è in ballo non è infatti la proprietà pubblica dell’acqua - che effettivamente non viene generalmente messa in discussione). E' l’accesso all’acqua che è un diritto umano. E’ un diritto perché si può anche vivere (“tecnicamente” anche se tristemente) senza amore ma non si può vivere senza l’acqua. E, lo sappiamo bene, i diritti non si possono privatizzare: o sono garantiti a tutti o diventano privilegi per pochi. 
Noi abbiamo in mente un’idea diversa di società, una società “civile” in cui, come abbiamo ripetuto spesso, si riesca ad andare oltre alla gestione pubblica ed ovviamente oltre alla gestione privata per ridare dignità ai beni comuni di cui l’acqua può diventare mirabile battistrada.
È per questo che il nostro percorso non si ferma qui. Da oggi è evidente un “vuoto” normativo che va colmato innanzitutto chiedendo al nostro parlamento di riprendere, o meglio di iniziare, la discussione sulla nostraproposta di legge di iniziativa popolare per la quale abbiamo raccolto nel 2007 più di 400.000 firme. Mi permetto di dire che proposte alternative che lasciano spazio a forme di privatizzazione non solo sono intrinsecamente incoerenti con i principi che dovrebbero ispirare la gestione dell’acqua e di cui abbiamo ampiamente discusso in questi mesi ma sono oggi evidentemente in contrasto con la volontà espressa dai cittadini di questo paese con la consultazione referendaria. La privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni non è tra le opzioni.
Ma sappiamo bene che la rete idrica in Italia ha bisogno di due miliardi di euro all’anno per i prossimi trent’anni per essere ammodernata e tenuta in buono stato. Diventa centrale nella nostra discussione il tema delfinanziamento che, una volta messa mandata in esilio l’opzione di ricorso ai privati, deve trovare risposte fattibili e sostenibili. Ed infine dobbiamo “immaginare” forme di gestione del servizio idrico integrato che prevedano la partecipazione attiva e diretta dei cittadini e dei territori. Abbiamo spesso ripetuto che ci piacerebbe che Venezia potesse diventare in questo senso un laboratorio, le condizioni politiche e sociali sono favorevoli vale la pena provarci!
Concludo ringraziando tutti, è stata una esperienza indubbiamente faticosa, oltre quello che molti di noi immaginavano, ma decisamente ricca: ricca di relazioni nuove, di proposte e discussioni utili. È stata una iniezione di buona politica di cui penso tutti sentivamo il bisogno. E siccome, usando proverbi calcistici, “squadra che vince non si cambia” mi piacerebbe riuscissimo a continuare a tenere aperto questo “cantiere dei beni comuni”, in cui tutti noi, “formiche della democrazia”, possiamo continuare a dare il nostro contributo di idee e pratiche per una società del “buen vivir”. Una società, come diceva Alex Langer, in cui non sia importante andare più veloce, più in alto, più forte ma più lentamente, con maggior profondità e con tanta tenerezza.

lunedì 13 giugno 2011

Caminante, il cammino lo fai tu camminando...

Caminante non c'è cammino.
Caminante il cammino lo fai tu camminando e guadando indietro alle tue orme che mai più percorrerai.
Caminante non c'è cammino ma solo scie sull'acqua.

Antonio Machado

giovedì 9 giugno 2011

Cinquantapercento. Più uno.


Mi chiedo spesso, in questi giorni di frenetica campagna referendaria, chi sarà "quell'unoinpiù". 

Ecco, vorrei proprio essere io "quell'unoinpiù", anzi vorrei che ciascuno si sentisse "quell'unoinpiù". 

"Quell'unoinpiù" che fa la differenza tra partecipazione e indifferenza, tra rassegnazione e voglia di cambiare.

Perchè il referendum è uno straordinario strumento di democrazia che dobbiamo usare per riprenderci il diritto di decidere su ciò che ci appartiene.

Perchè acqua ed energia sono beni comuni e non ci deve essere delega nella loro gestione ma voglia di partecipazione.

Perchè vorrei che le mie nipotine di 9 mesi, Irene&Sofia, potessero crescere in un mondo più pulito, più giusto, più a misura di donna e di uomo. Un mondo più uguale per tutti.

Mentre non vorrei che qualcuno si ritrovasse ad essere quel "meno uno" che pensando che tanto è lo stesso, che comunque non cambia niente, che tanto la politica è tutta uguale, non solo si auto-assolvesse dalle proprie responsabilità ma, spogliandosi dei panni di cittadino, si ritrovasse cucito addosso il triste abito del suddito.

Perchè spero che da qui si rimetta in moto un nuovo modo di pensare e di fare politica e un giorno vorrei semplicemente poter dire "anche io c'ero!".

Allora buon voto a tutti!

fra