martedì 14 giugno 2011

il punto...

La parola acqua, e la sua formula chimica, si presta estremamente bene ai “giochi di parole”. Ne ho visti tanti in questi mesi scaturiti dalla fantasia e dalla passione dei Comitati Acqua Bene Comune sparsi in tutta Italia. Ne voglio aggiungere uno e per questo mi basta un "punto". H2O si può così trasformare in H2.0.
Come sapete con 2.0 si intende l’evoluzione di internet, evoluzione intesa nel senso che tutti diventano non solo “fruitori” la anche “produttori” di contenuti partecipandone così in modo attivo e diretto.
Esattamente quello che abbiamo fatto noi con i movimenti e i comitati per l’acqua. Senza la condivisione, la partecipazione, l’inclusività, il contagioso entusiasmo che ha caratterizzato le nostre riunioni, i nostri banchetti, le nostre serate pubbliche, i nostri volantinaggi, i nostri cortei e le nostre piazze forse non saremmo riusciti ad arrivare a questo meraviglioso e straordinario risultato.
I politologi daranno le loro interpretazioni, a me piace pensare che questa vittoria sia dovuta a questo.
Ma credo sia dovuta anche ad un altro aspetto e cioè la trasparenza della nostra proposta contro ogni mistificazione propinata dai sostenitori della privatizzazione. E in questo senso vorrei ricordare in particolare un aspetto che secondo me è cruciale e lo è stato in tutte le discussioni fatte. Noi stiamo dicendo che quello che deve essere garantito è il diritto di tutti all’accesso all’acqua (ciò che era ed è in ballo non è infatti la proprietà pubblica dell’acqua - che effettivamente non viene generalmente messa in discussione). E' l’accesso all’acqua che è un diritto umano. E’ un diritto perché si può anche vivere (“tecnicamente” anche se tristemente) senza amore ma non si può vivere senza l’acqua. E, lo sappiamo bene, i diritti non si possono privatizzare: o sono garantiti a tutti o diventano privilegi per pochi. 
Noi abbiamo in mente un’idea diversa di società, una società “civile” in cui, come abbiamo ripetuto spesso, si riesca ad andare oltre alla gestione pubblica ed ovviamente oltre alla gestione privata per ridare dignità ai beni comuni di cui l’acqua può diventare mirabile battistrada.
È per questo che il nostro percorso non si ferma qui. Da oggi è evidente un “vuoto” normativo che va colmato innanzitutto chiedendo al nostro parlamento di riprendere, o meglio di iniziare, la discussione sulla nostraproposta di legge di iniziativa popolare per la quale abbiamo raccolto nel 2007 più di 400.000 firme. Mi permetto di dire che proposte alternative che lasciano spazio a forme di privatizzazione non solo sono intrinsecamente incoerenti con i principi che dovrebbero ispirare la gestione dell’acqua e di cui abbiamo ampiamente discusso in questi mesi ma sono oggi evidentemente in contrasto con la volontà espressa dai cittadini di questo paese con la consultazione referendaria. La privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni non è tra le opzioni.
Ma sappiamo bene che la rete idrica in Italia ha bisogno di due miliardi di euro all’anno per i prossimi trent’anni per essere ammodernata e tenuta in buono stato. Diventa centrale nella nostra discussione il tema delfinanziamento che, una volta messa mandata in esilio l’opzione di ricorso ai privati, deve trovare risposte fattibili e sostenibili. Ed infine dobbiamo “immaginare” forme di gestione del servizio idrico integrato che prevedano la partecipazione attiva e diretta dei cittadini e dei territori. Abbiamo spesso ripetuto che ci piacerebbe che Venezia potesse diventare in questo senso un laboratorio, le condizioni politiche e sociali sono favorevoli vale la pena provarci!
Concludo ringraziando tutti, è stata una esperienza indubbiamente faticosa, oltre quello che molti di noi immaginavano, ma decisamente ricca: ricca di relazioni nuove, di proposte e discussioni utili. È stata una iniezione di buona politica di cui penso tutti sentivamo il bisogno. E siccome, usando proverbi calcistici, “squadra che vince non si cambia” mi piacerebbe riuscissimo a continuare a tenere aperto questo “cantiere dei beni comuni”, in cui tutti noi, “formiche della democrazia”, possiamo continuare a dare il nostro contributo di idee e pratiche per una società del “buen vivir”. Una società, come diceva Alex Langer, in cui non sia importante andare più veloce, più in alto, più forte ma più lentamente, con maggior profondità e con tanta tenerezza.

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