venerdì 4 novembre 2011

4 novembre: nulla da festeggiare di Lorenzo Guadagnucci


La festa del 4 novembre non e' solo il frutto di una stucchevole retorica militarista, e' anche un estremo e violento paradosso storico. Si festeggia, o si pretende di festeggiare, una "vittoria", ossia la fine della prima guerra mondiale, che fu in realta' un odioso massacro, nel quale perirono masse di cittadini, appena arruolati - e' il caso di dirlo - nello stato italiano e inviati al fronte a sostenere inutili e sanguinose battaglie. Si celebra in questa data un evento tragico, che segno' anche il tramonto di grandi ideali di rinnovamento sociale e di fratellanza fra i popoli.
Il dilemma sull'entrata in guerra, all'inizio del secolo scorso, spacco' il socialismo internazionale, che pareva destinato a disegnare un nuovo modo di guardare al mondo, lontano dai nazionalismi che hanno segnato tragicamente la storia europea. Sappiamo come ando'. Le sinistre di ogni paese si allinearono ai poteri dominanti in nome dell'unita' nazionale e della difesa (o meglio della volonta' di potenza) della patria e si arrivo' a una guerra fratricidia che fece da premessa allo sfacelo delle societa' europee, aprendo la strada a fascismo e nazismo.
Non c'e' proprio nulla da festeggiare. Il 4 novembre e' una data che dovrebbe farci arrossire di vergogna e che puo' avere oggi un'unica utilita': ricordare ai cittadini che coltivano ideali di giustizia sociale, quali e quanti errori sono stati commessi per non "tradire la patria" e per seguire la logica militarista e violenta che i poteri costituiti indicano come "naturale" e che i piu' accettano per pigrizia e conformismo.
Il 4 novembre, al giorno d'oggi, puo' servire solo a ricordare che siamo un paese in guerra e che la guerra e' diventata una condizione pressoche' permanente della nostra societa', al punto che in piena crisi economica, alla vigilia di un possibile se non probabile fallimento delle finanze pubbliche, di tutto si parla meno che dei necessari (e benefici) tagli delle insensate spese militari che stiamo sostenendo.
Siamo alla paralisi delle coscienze, siamo all'annichilimento del pensiero critico. Per i cittadini coscienti di se', e' il momento di ribellarsi, di farsi sentire, di rivendicare il diritto di scegliere (e di rigettare la festa del 4 novembre e tutto cio' che rappresenta).

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